L’ARTIGIANATO TREVIGIANO HA RESISTITO ALLE CRISI MA SERVONO NUOVE BUSSOLE


Le crisi internazionali di questi ultimi anni sono costate all’economia della Marca Trevigiana, tra il 2021 e il 2024, 952 milioni di euro, pari al 3,4% del valore aggiunto del 2021
La glaciazione demografica: se proseguisse la tendenza attuale, la popolazione della provincia diminuirebbe di 108 mila adulti in età lavorativa nell’arco dei prossimi 25 anni
Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «Con il progetto “Impresa futuro” intendiamo elaborare una piattaforma operativa per rispondere alla domanda chiave: cosa fare domani? La sfida più grande è mettere al centro le persone: ripensare il lavoro in termini di tempi, retribuzione, welfare, formazione»

«Le crisi internazionali di questi ultimi anni sono costate all’economia della Marca Trevigiana, tra il 2021 e il 2024, ben 952 milioni di euro, pari al 3,4% del valore aggiunto del 2021. In particolare, la crisi energetica ha impattato per 494 milioni di euro, il caro tassi per 189 milioni e la scarsità di manodopera per ulteriori 269 milioni». A lanciare l’allarme è Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «L’artigianato trevigiano ha saputo resistere, ma servono nuove bussole per orientarsi nell’età dell’incertezza».
I dati confermano un’immagine in chiaroscuro della Marca Trevigiana, dove l’artigianato gioca un ruolo strategico, forte delle sue 22.130 imprese, pari al 26,3% del totale, cinque punti in più rispetto alla media italiana. Nel primo trimestre 2024 le imprese artigiane sono cresciute di 34 unità, contro un calo generale di 303 imprese. Gli addetti nell’artigianato sono 59.133, il 18,9% del totale degli occupati, contro una media nazionale del 14,5%.
«Lo scenario di questo periodo non consente di abbassare la guardia», mette in guardia Oscar Bernardi. «Persiste il ritardo nella ripresa del commercio internazionale, così come la debolezza della manifattura. Ci sono segnali di frenata delle costruzioni, con un calo degli investimenti del 2,0% nel 2024 e del 5,9% nel 2025. La recessione tedesca pesa sulla crescita dell’economia trevigiana, il cui export vale l’8,3% del valore aggiunto, più della media veneta del 7,9%. Sullo sfondo incombe la glaciazione demografica: se proseguisse la tendenza attuale, la popolazione della provincia diminuirebbe di 108 mila adulti in età lavorativa nell’arco dei prossimi 25 anni, equivalente al 93,1% dei 116 mila occupati di tutte le imprese manifatturiere della provincia. Per questo occorre far leva sui punti di forza delle nostre imprese: da qui l’importanza di analizzare i dati per comprendere gli scenari».
Un segnale, evidenziato dai dati elaborati da Confartigianato, è la crescita dell’occupazione, più 2,6% nella Marca Trevigiana, un dato migliore di Emilia-Romagna e Piemonte. Bene anche l’occupazione degli under 35, cresciuta in provincia di 5,3% rispetto al 2023, arrivando al 55,6% della fascia d’età, contro una media nazionale del 45%.
Treviso è la settima provincia in Italia per vocazione manifatturiera, con il 34,6% degli occupati. In particolare, tre territori si collocano tra i primi 40 in Italia per intensità di export: Oderzo, al 18° posto tra 610 sistemi locali di lavoro, con esportazioni per 59 mila euro per occupato, seguito da Montebelluna (21° posto) con 54 mila euro per occupato e Castelfranco Veneto (28° posto) con 48 mila euro per occupato. Le esportazioni del manifatturiero “Made in Treviso” valgono il 57,6% sul valore aggiunto, 21ª provincia in Italia per propensione all’export.
«La sfida che dobbiamo affrontare con urgenza è quella della manodopera», sottolinea il presidente Oscar Bernardi. «A fronte di una crescita della domanda di lavoro delle imprese, chiamate a reggere la competizione dei mercati, è sempre più difficile reperire personale. Le posizioni difficili da reperire nella Marca Trevigiana sono ormai più della metà, il 51,6% rispetto alla media veneta del 49,8%. Una situazione non compensata dai lavoratori stranieri, visto che Treviso è l’ultima provincia veneta per dinamica degli stranieri. Per questo Confartigianato sta da anni insistendo su una politica di collaborazione tra scuola e impresa e su campagne di orientamento al lavoro e all’imprenditorialità dei giovani studenti trevigiani».
Non a caso, tra i 12 punti di forza della capacità competitiva delle imprese artigiane trevigiane (anno 2022), le competenze del personale sono al secondo posto, con il 47,6%, precedute solo dalla qualità (73,4%) e seguite a distanza dal prezzo (32,9%), dalla flessibilità produttiva (19,3%) e dalla capacità di diversificare la produzione (18,2%).
«Confartigianato, con il progetto “Impresa futuro”», conclude il presidente Oscar Bernardi, «intende elaborare una piattaforma operativa per rispondere alla domanda chiave: cosa fare domani? Le prime risposte ci stanno indicando le linee d’azione su cui muoverci. Come artigiani, per noi è imprescindibile mettere le persone al centro: significa ripensare il lavoro in termini di tempi, retribuzione, welfare, formazione. Pensare al lavoro, significa anche dialogare con la scuola, abbattendo il muro che troppo spesso divide la formazione dall’impresa. Occorre essere glocal. In concreto, significa essere presenti nelle filiere globali, ma al tempo stesso valorizzare il mercato a “chilometro zero”. La qualità, dunque, prima di tutto. Centrale, poi, è il tema del credito, che deve essere sempre più mirato agli investimenti per la produttività. Infine, digitalizzare i processi e le relazioni, governando il processo e non essendone travolti».