STATO DI EMERGENZA CRISI IDRICA

Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «Treviso ha le migliori performance in Veneto e tra le migliori in Italia, ma servono investimenti per ridurre la dispersione idrica e per realizzare gli invasi, affrontando subito l’emergenza idrica che rischia di estendersi dall’agricoltura alle attività produttive».

Treviso è il capoluogo di provincia più virtuoso del Veneto nella gestione dell’acqua. I Trevigiani ne utilizzano ogni giorno 258 litri, contro i 294 di Vicenza, i 300 di Padova, i 335 di Rovigo, i 385 di Verona, i 477 di Venezia e i 723 di Belluno (media Italia 370 litri procapite al dì).
Secondo uno studio di Confartigianato, Treviso è anche il capoluogo regionale con meno quantità d’acqua immessa negli acquedotti, 8.026 metri cubi. Dato più importante, gli acquedotti trevigiani sono anche quelli in Regione con minori perdite idriche, il 26,7% sul volume totale immesso, a pari merito con Vicenza. Con queste performance Treviso si colloca nella parte alta della classifica in Italia, superata da 22 città sulle cento prese in esame.

«I piccoli imprenditori sono fortemente interessati al tema della corretta gestione idrica», sottolinea Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «dato che, per quanto riguarda l’approvvigionamento dell’acqua utilizzata nei processi produttivi, le imprese con meno di cinque addetti utilizzano nella maggior parte dei casi acqua della rete pubblica per uso civile, mentre le imprese medie e grandi si servono di specifici sistemi di auto approvvigionamento o utilizzano acqua che proviene da infrastrutture a servizio di nuclei e aree industriali».
I numeri sono importanti: in provincia di Treviso su 2.738 imprese, 1.644 a carattere artigianale (60% del totale) attive nei dieci settori manifatturieri “idro-esigenti” che consumano quasi il 70% delle risorse idriche. Vi lavorano 37.052 persone, 8.263 in quelle artigiane. A queste attività vanno a poi aggiunti i servizi alla persona (lavanderie, acconciatori, estetisti) che di fatto consumano per uso imprenditoriale acqua in quantità superiore ad una famiglia.

«Per questo insistiamo sulla necessità di investimenti», sottolinea con forza il presidente Bernardi, «per ridurre la dispersione della risorsa idrica a causa delle cattive condizioni delle infrastrutture. In Regione Veneto ben il 37,9% dell’acqua immessa nella rete pari a 53 milioni di metri cubi, non arriva ai rubinetti dei veneti. A Treviso la situazione è migliore, con un risparmio di acqua di circa il 30% contro il consumo medio nazionale di 370 litri giornalieri pro capite. Ancora più importante è la perdita del 26.7% nella rete, in controtendenza rispetto al dato nazionale che si attesta al 36.2%. Dati che comunque non devono farci abbassare la guardia. Occorre avere una visione almeno regionale. Per questo si deve puntare alla ridefinizione delle priorità del Pnrr e sfruttare quindi le risorse europee per realizzare gli invasi e affrontare l’emergenza idrica che rischia di estendersi dall’agricoltura alle attività produttive. I cambiamenti climatici ci impongono di considerare l’opportunità di realizzare bacini di laminazione prima che l’acqua arrivi in pianura per gestire i flussi. Queste riserve oltre a far fronte a periodi di siccità potrebbero essere funzionali ad un’alimentazione idroelettrica. Sempre più vi è la necessità di pianificare interventi integrati che sopperiscano a differenti esigenze».