Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana: «La sfida si gioca sulle trasformazioni che interessano la governance del territorio, gli scenari della politica, le imprese e gli imprenditori, il lavoro e i lavoratori, l’intelligenza artificiale»
In difficoltà tessile-abbigliamento, legno, metallurgia e metalli. Bene alimentare, prodotti farmaceutici, tabacco, coke e prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio. La recessione in Germania penalizza le imprese trevigiane: esportazioni scese di 85milioni di euro, meno 13,6%
«L’export è il barometro dell’economia della Marca Trevigiana e segna nuvole all’orizzonte». A rilevarlo è Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, dopo aver letto i numeri elaborati dal Centro studi dell’associazione. «Nel primo trimestre le esportazioni del made in Treviso sono scese del 6,3% rispetto allo stesso periodo del 2023», fa sapere Bernardi. «A soffrire sono settori portanti come il tessile-abbigliamento, il legno, la metallurgia e i metalli. A preoccupare è soprattutto l’export dei settori a maggiore concentrazione di MPI che nel primo trimestre è calato di 17.695.611 euro rispetto allo stesso periodo del 2023, meno 9,4%. La risposta sta nella competitività dell’ecosistema impresa-territorio-comunità. Una sfida che chiama in causa tutti i soggetti pubblici e privati».
Nei settori con il maggior fatturato esportato, segnano il passo il tessile (- 21,4%), gli articoli in pelle (- 20,1%), gli articoli di abbigliamento (- 14,7%), i prodotti in metallo (- 12,6%), quelli della metallurgia (-9,6%), il legno e prodotti correlati (- 5,6%), la carta e i relativi prodotti (- 10,1%).
In crescita, invece, l’alimentare (+ 7,4%), i prodotti farmaceutici (+ 19,3%), il tabacco (+ 26,9%) e il coke e prodotti derivati dalla raffinazione del petrolio (+ 416%), settori questi ultimi comunque con bassi fatturati.
«Il panorama geopolitico non agevola l’internazionalizzazione», analizza il presidente Bernardi, «così come il periodo di rialzo dei tassi di interesse imposto dalla BCE e gli aumenti del costo delle materie prime e dell’energia che le aziende stanno ancora ammortizzando. Ma c’è un altro elemento da tenere in considerazione: la Germania, paese di riferimento per le nostre esportazioni, attraversa da un anno un difficile momento di recessione».
I dati elaborati dal Centro studi Confartigianato lo confermano. Il fatturato esportato in Germania quest’anno da gennaio a marzo è sceso di 85 milioni di euro, meno 13,6% rispetto al primo trimestre 2023. Calano anche le esportazioni verso la Francia (- 6,4%), il Regno Unito (- 11,3%), l’Austria (- 10,6%), i Paesi Bassi (- 9,2%), la Svezia (- 11,2%), la Cechia (- 18,5%), l’Ungheria (- 8,7%).
Il made in Treviso, al contrario, ha migliorato le sue posizioni soprattutto in Turchia (+ 17,1%), in Canada (+ 6,8%), in Grecia (+ 3,7%), in Svizzera e Spagna (+ 3,5%). Tiene anche l’export verso gli Stati Uniti (+ 0,5%). Nel complesso, l’export della Marca Trevigiana ha perso soprattutto nell’Unione europea post brexit (- 8,5%), mentre ha fatto meglio nei paesi extra europei (- 2,4%).
«La complessità dei mercati», propone Oscar Bernardi, «impone di fornire alle imprese strumenti idonei. Per questo Confartigianato ha chiamato a raccolta gli esperti nel laboratorio itinerante “Impresa Futuro. Il futuro del fare impresa. L’impresa di costruire il futuro”. Un’analisi sullo stato dell’arte per individuare le azioni da intraprendere sulla governance del territorio, gli scenari della politica, le rotte per le imprese, il lavoro che cambia, l’intelligenza artificiale. È su queste trasformazioni che si gioca la competitività dell’ecosistema impresa-territorio-comunità della Marca Trevigiana. Occorrono idee chiare e una visione condivisa».