#COVID?FALLO SECCO!

Nel periodo del lockdown la comunità pulisecco ha messo in fila una serie evidenze, analisi di laboratorio e indagini universitarie che portano tutte ad una conclusione davvero importante per i pulitintori artigiani: “Siamo strategici e significativi nella lotta alla diffusione del COVID-19.”
Il ruolo chiave dei professionisti del pulito è stato confermato dal fatto che nella situazione emergenziale le lavanderie professionali sono sempre state autorizzate a operare. I loro servizi sono stati ritenuti essenziali per l’igiene e la prevenzione oltre che per la manutenzione dei capi che possono essere lavati a secco e/o in acqua.
In particolare ha rinvigorito la categoria l’emanazione della circolare n. 17644 del 22 maggio 2020 da parte della D.G. Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute. Una comunicazione, molto articolata, redatta sulla scorta dell’Accordo fra Governo e Regioni e Province autonome dello scorso 15 maggio 2020, “Linee di indirizzo per la riapertura delle attività economiche, produttive e ricreative” nonché sulla base dell’ultimo rapporto Covid-19 dell’Istituto Superiore di Sanità, emanato in pari data.
Il provvedimento nella “sezione” Abbigliamento e materiali tessili, tra le tante indicazioni, recita: Il lavaggio dei capi, sia in acqua con normali detergenti oppure a secco presso le lavanderie professionali, è certamente una buona prassi in grado di rispondere alle esigenze di sanificazione, ma rappresenta un processo di manutenzione straordinario.

*La circolare n. 17644 del 22 maggio 2020 della D.G. Prevenzione Sanitaria del Ministero della Salute recita:
Il lavaggio dei capi, sia in acqua con normali detergenti oppure a secco presso le lavanderie professionali, è certamente una buona prassi in grado di rispondere alle esigenze di sanificazione.

Sulla scorta di questo principio si è ritenuto opportuno sensibilizzare e informare la popolazione attraverso una campagna dedicata che oltre a valorizzare i servizi offerti placasse i timori non solo per i capi indossati durante la giornata ma anche per quelli acquistati.

I dati del settore
963 esercizi in Veneto di cui 198 a Treviso, 2200 addetti di cui circa 387 nella Marca (17.6% del totale), 110 milioni di euro di fatturato annuo complessivo. Sono i numeri delle lavasecco artigiane venete e trevigiane. Un business che, negli ultimi anni, ha affrontato un vistoso ridimensionamento. Basti pensare che dal 2001 a oggi sia i negozi sia gli addetti sono diminuiti del 40%. All’origine della crisi vi è senza dubbio la contrazione del potere di spesa delle famiglie, che cercano di limitare il ricorso al lavaggio extradomestico a poche tipologie di capi. Ma hanno inciso anche i cambiamenti nei comportamenti di acquisto, come la tendenza a comperare abiti di facile manutenzione, che possono essere lavati in casa e non necessitano di cure particolari nello stiro.