DECRETO SOSTEGNI: 11 MILIARDI DI EURO NON SONO SUFFICIENTI. MINIMI GLI AIUTI CHE RICEVERANNO LE IMPRESE

Di Vendemiano Sartor, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana

Le perplessità che avevamo circa la scarsa portata dei sostegni a fondo perduto destinati alle imprese purtroppo si sono rivelate fondate . Gli aiuti che le imprese riceveranno rasentano il nulla. Gli 11 miliardi stanziati sono insufficienti. Bisognava investire più su chi dà lavoro (le imprese) che su redditi di cittadinanza e di emergenza, oltre che destinare su questo capitolo di spesa, ad esempio, i quasi 5 miliardi di fondi impegnati per il cashback

Bene che sia stata accettata la nostra richiesta di abbandonare il dedalo dei codici ATECO per individuare i destinatari dei ristori. Così come l’esigenza di avere criteri semplici e realistici per calcolarne l’importo. Apprezzabile è anche il tentativo di privilegiare i soggetti con ricavi annui minori, in particolare al di sotto dei 400.000 euro, non dimenticando però che solitamente questi numeri sono quelli di attività individuali e di società a conduzione familiare che fanno del loro lavoro l’unica fonte di guadagno.

Guardando al meccanismo previsto per poter disporre del sostegno se il calo di fatturato e/o corrispettivi medi mensili del 2020 rispetto al 2019 è di almeno il 30%, allora l’impresa avrà diritto al contributo. L’importo spettante dovrà essere determinato applicando al calo di fatturato medio mensile tra 2019 e 2020, una percentuale che varia a seconda del volume complessivo di ricavi del 2019. Per i potenziali beneficiari, comunque, la cifra a sostegno non potrà essere inferiore a 1000 euro per i soggetti che svolgono l’attività in forma individuale ed a 2.000 euro per i restanti. Dalle nostre simulazioni eseguite, emerge come la percentuale massima di ristoro a cui si possa ambire è pari circa al 5% del reale calo di fatturato subito tra l’anno 2019 e l’anno 2020.

Contiamo che nell’erogazione almeno ci sia celerità e che le modalità operative con cui richiedere il sostegno siano semplici e a disposizione dall’Agenzia Entrate già dai prossimi giorni. Ci preoccupano ad esempio la non previsione di ulteriore moratoria dei mutui dal 30 giugno al 31 dicembre quando l’Unione Europea ha già dato la possibilità e la mancata estensione della garanzia di stato alle attuali condizioni quando l’Unione Europea ha già dato la possibilità. E, nel capitolo di stralcio cartelle fino a 5.000 euro con tetto 30.000 € di reddito, riteniamo il tetto estremamente basso; un’occasione persa la non previsione dello stralcio (cd rottamazione) delle sanzioni e degli interessi per chi decide di rateare il debito pregresso e la non previsione di tempi di rateazione più lunghi per debiti pregressi. Male infine che ci sia fermati ai debiti fino al 2010.    

Pur apprezzando le 28 settimane di cassa integrazione e la sospensione dei termini di versamento di cartelle esattoriali ed avvisi esecutivi fino al 30 aprile prossimo, ci saremmo aspettati meno vincoli sui licenziamenti perché alle aziende deve essere data la possibilità di riorganizzarsi. I sostegni ai lavoratori vanno assicurati attraverso altri canali. Ci aspettiamo ci siano interventi mirati sulle politiche attive del lavoro soprattutto per coniugare domanda e offerta delle professioni con sostegno diretto alle imprese per processi di formazione pratici al loro interno.

Tra i provvedimenti contenuti nel decreto “sostegni” vi è anche il condono degli atti affidati all’Agente della Riscossione dal 2000 al 2010, con tetto di 5.000 euro ciascuno, a favore dei soggetti con reddito imponibile del 2019 non superiore a 30.000 euro. Fatte salve le considerazioni circa la dubbia correttezza della decisione del Governo in termini di giustizia sociale, bisogna anche riconoscere che lo Stato, solo a giugno 2020, aveva un “magazzino ruoli” assegnato all’ente per la riscossione per imposte e contributi non riscossi pari a oltre 987 miliardi di euro; qualcosa come una trentina di manovre di bilancio annuali insomma. Di cui, circa 405 miliardi già definiti come “difficilmente” recuperabili. Volendo essere realisti, si tratta, in sostanza, di una attività di “repulisti” che l’Amministrazione Finanziaria intende eseguire sui propri crediti considerati evidentemente inesigibili e per i quali è già consapevole di non riuscire mai più a riscuotere nulla. Non dimentichiamoci infine che il decreto fa riferimento alle perdite 2020 ma è bene che si immagini qualche misura per coprire anche quelle del primo trimestre dell’anno in corso.”

L’intervento del presidente Vendemiano Sartor al Tg Treviso di Antenna Tre, domenica 21 marzo