Nella Marca le imprese pagano il 66.4% in più rispetto al 2021(+81,8% in Italia). In Europa il differenziale è fermo al +43,4%. Di Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana
Nell’ultimo anno i prezzi dell’energia importata in Italia sono aumentati del 67.9%. Una percentuale significativa comunque meno severa rispetto agli altri Paese europei: +95.7% Francia, +106.7% in Germania e +173% in Spagna.
Nel primo trimestre 2023 i prezzi dell’energia importata hanno registrato una diminuzione del 25.2%, un dato in linea con la media europea che registra un -25.3%. Queste percentuali confortanti in termini di prezzi di importazioni non si traducono in risparmio per imprese e famiglie. Un paradosso tutto italiano la cui spiegazione è da ricercare nella dinamica dei prezzi al dettaglio di energia elettrica e gas che si attestano al 103.5%, più del doppio della media europea del 51.8%.
A marzo abbiamo importato energia a prezzi del 15.8% superiori al 2021 contro il +42.3% della media europea. Questo trend virtuoso si inverte nel mercato al consumo. Ad aprile 2023 i prezzi di elettricità e gas in Italia registrano un +81.8% rispetto al 2021 mentre l’Europa è ferma al 43.4%, penalizzando le nostre imprese rispetto ai loro competitor del vecchio continente e le nostre famiglie.
La nostra regione non sfugge a questa logica secondo la quale le nostre imprese pagano ancora il 65,3% in più rispetto alla media del 2021. La nostra provincia registra costi superiori di un punto percentuale in più (66.4%). Le imprese e le famiglie trevigiane, pur in una situazione di favore rispetto al resto del Paese, scontano oltre 20 punti percentuali in più nei confronti della media UE. Situazione che amplifica il gap di competitività esploso nella fase acuta della crisi energetica.
Il differente andamento tra prezzi import di energia e costi di elettricità e gas per famiglie e imprese fa riflettere in particolare su chi ci sta guadagnando e chi si sta accollando i costi di queste marginalità. Avere un prezzo interno superiore a quello della media europea significa non solo continuare ad alimentare l’inflazione ma anche compromettere la tenuta delle realtà produttive sui mercati nazionale e stranieri.
Ancora una volta l’efficienza straordinaria che gli imprenditori artigiani raggiungono all’interno dei loro laboratori si infrange sulla speculazione esterna e sulle distorsioni inerenti la determinazione dei prezzi. Non è più rinviabile l’intervento governativo su questo ambito poiché è a rischio la competitività del Paese ulteriormente minacciata dalle tendenze all’aumento dei prezzi registrate negli ultimi giorni.