EXPORT TREVISO: NEL PRIMO TRIMESTRE + 18,3%, SOTTO LA MEDIA VENETA (+ 20%). BENE L’UNIONE EUROPEA, CROLLA LA CINA

di Oscar Bernardi, presidente Confartigianato imprese Marca Trevigiana

Crescono le esportazioni della Marca Trevigiana, ma non corrono come in altre provincie. Nel primo trimestre del 2022 sono aumentate del 18,3% rispetto allo stesso periodo del 2021, due punti in meno rispetto alla media del Veneto. Tra le provincie svetta Venezia (+ 34,5%), ma hanno fatto meglio anche Belluno (+ 28,4%), Vicenza (+ 21,6%) e Padova (+ 20,2%), mentre sono cresciute meno Verona (+ 12,6%) e Rovigo (+ 10,1%).
«Sono comunque numeri positivi anche se con qualche elemento di preoccupazione», sottolinea Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana. «La crescita dell’export è meno accentuata nei comparti a maggiore specializzazione di MPI, che sono il cuore del made in Veneto manifatturiero: Alimentari, Moda, Mobili, Legno e Metalmeccanica».
Le esportazioni alimentari, per esempio, in provincia sono crescite quest’anno del 17,9%, ma sono addirittura arretrate del 2,7% rispetto al primo trimestre 2020, poco prima della pandemia. Altri settori sotto la media di crescita i mobili (+ 6,5%), i prodotti in metallo (+ 9,7%), gli articoli in pelle (+ 16,6%). Poco al di sopra della media provinciale l’abbigliamento (+ 19,3%), mentre buone performance hanno avuto il settore legno (+ 23,1%), il tessile (+ 34%), altri prodotti manifatturieri (+ 64,1%) e soprattutto i prodotti della stampa (+ 111%), che però incidono molto poco nel complesso del manifatturiero trevigiano. Prendendo come riferimento il primo trimestre 2020, i settori trainanti sono stati il legno (+ 25,5%), il tessile (+ 30,2%) e gli altri prodotti manifatturieri (+ 72,7%).


«Le nostre imprese continuano a mostrare una incredibile capacità di adattarsi alle condizioni economiche in forte evoluzione», commenta il presidente Bernardi, «sono convinto che a medio-lungo termine saremo in grado di migliorarci ulteriormente se presenteremo alle aziende, che ancora non esportano, strumenti di formazione e accompagnamento all’internazionalizzazione. Questo evidentemente al netto di tutti quei fattori economici e geopolitici che continuano a limitare il nostro potenziale perché imprevedibili e globali».
Interessante, proprio rispetto agli scenari internazionali, è l’analisi dei dati riferiti ai Paesi di esportazione a cui si rivolgono le aziende della Marca Trevigiana. L’Unione europea continua a essere il mercato più appetibile, con una crescita rispetto al 2021 del 22,5%, trainati della Repubblica Ceca (+ 32%), dalla Romania (+ 28,2%), dalla Polonia (+ 27,4%). Quanto ai mercati “storici”, tendenza positiva per Germania (+ 29,9%), Austria (+ 21,4%) e Francia (+ 21%). Restano sotto la media di crescita provinciale i Paesi Bassi (+ 18%), la Spagna (+ 17,3%), la Svezia (+ 13%). Sono invece scese del 4% le esportazioni verso il Belgio.
Nel resto del mondo, l’export trevigiano è cresciuto quest’anno in media del 11,5%, con la punta di diamante del Canada (+ 33%). Discreta performance con il Regno Unito post Brexit, con un aumento dell’export trevigiano del 13,1%. Tiene anche il mercato della Russia, che nonostante la guerra ha visto comunque un incremento del 7,6%. Doccia fredda, invece, dalla Cina, dove l’export made in Treviso è crollato in un anno del 23,9%, unico paese con il segno negativo.
«Nel complesso, l’export trevigiano nel solo primo trimestre ha raggiunto 3 miliardi 868 milioni di euro», fa notare Oscar Bernardi, «con una crescita costante nonostante pandemia e guerra. Va però evidenziato che l’incremento del valore delle nostre esportazioni è influenzato anche dall’aumento prezzi materie prime, oltre che da un maggior volume di vendite».