IL NATALE NELLA MARCA “VALE” 334 MILIONI

di Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana

Questo Natale è una grande occasione. Si possono fare acquisti di qualità nelle botteghe artigianali, sono a chilometro zero e in termini di eccellenza non sono seconde a nessuno. Una scelta di qualità e di convenienza, ma anche un’opportunità economica per il territorio.

In ballo, infatti, ci sono 334 milioni di euro, spesi per l’acquisto di prodotti e servizi tipici del periodo natalizio. Interessate circa 5.650 realtà artigiane nella Marca Trevigiana.

L’Associazione ha avviato una campagna social #ACQUISTIAMOLOCALE finalizzata a promuovere le nostre attività per i regali delle prossime festività. I nostri artigiani ci sono: dalla pasticceria, bevande, a tutto l’alimentare in genere, vestiti e prodotti sartoriali, prodotti per la casa e l’ufficio, complementi d’arredo oltre ai vari servizi alla persona.

In provincia di Treviso ci sono 5.638 imprese artigiane che realizzano prodotti o servizi tipici dell’offerta natalizia, il 30,2% dell’artigianato complessivo della Marca. E vi lavorano 21.603 persone.

Dobbiamo tutti fare uno sforzo e sostenere il lavoro dei nostri produttori e attività di “quartiere”, identità dei nostri territori, patrimonio di cultura e saper fare. Materie prime di ottima qualità, una lavorazione attenta e precisa. Ma anche l’originalità, che nasce dall’incontro tra tradizione, creatività e innovazione, che solo un artigiano sa mettere insieme con maestria. E ancora, l’ascolto della persona, da cui spesso deriva la fornitura personalizzata di un prodotto o di un servizio.

Una buona parte dell’offerta artigiana natalizia si concentra nella ristorazione, alimentare e bevande: sono 1.071 le realtà attive in questi settori nella nostra provincia e vi lavorano 4.950 persone. Di queste imprese, in particolare, 568 sono ristoranti (2.246 addetti), 311 sono specializzate in prodotti da forno (1.543 addetti) e 85 tra salumifici, caseari e  altri prodotti alimentari (617 addetti).

Imprese, queste ultime, straordinariamente orientate alla clientela. Nel 2020 si stima che in regione siano interessate da uno shock di maggiori costi delle materie prime di 700 milioni di euro su base annua. Ma le tensioni di prezzo a monte della filiera della produzione alimentare non si stanno scaricando sul consumatore finale, in una fase ciclica dei consumi ancora debole. Nonostante la ripresa in corso, nei primi tre trimestri del 2021 la spesa per consumi di beni non durevoli rimane dello 0,4% inferiore rispetto allo stesso periodo del 2019.  Sul fronte dei prezzi al consumo, quelli dei prodotti di pasticceria fresca salgono dell’1,4%, come un anno fa; analoga variazione per il pane (era +0,7% un anno prima) mentre le consumazioni di prodotti di gelateria e pasticceria si fermano al +1,2%, in calo rispetto al +2,2% di ottobre 2020. Rimane inferiore ai due punti percentuali la dinamica per ristoranti (+1,8%, era +1,0% a ottobre 2020) e pasto in pizzeria (+1,6%, a +1,0% ad ottobre 2020).