LA CONDIVISIONE DELL’USO DELLE MACCHINE PER I LAVAGGI PER UN FUTURO SOSTENIBILE

Di seguito l’intervento della Presidente nazionale e regionale della comunità Pulisecco Carla Lunardon sul futuro delle lavanderie a secco pubblicato nella rivista Detergo – Giugno 2021

L’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile è un programma d’azione per le persone, il pianeta e la prosperità. Sottoscritta il 25 settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, e approvata dall’Assemblea Generale dell’ONU, l’Agenda è costituita da 17 Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile –Sustainable Development Goals, SDGs– inquadrati all’interno di un programma d’azione più vasto costituito da 169 target o traguardi, ad essi associati, da raggiungere in ambito ambientale, economico, sociale e istituzionale entro il 2030.
Gli obiettivi fissati per lo sviluppo sostenibile hanno una validità globale, riguardano e coinvolgono tutti i Paesi e le componenti della società, dalle imprese private al settore pubblico, dalla società civile agli operatori dell’informazione e cultura.
Tre le strategie principali dell’economia circolare: dare priorità a risorse rinnovabili, recuperare, e massimizzare l’uso del prodotto. Quest’ultima, in particolare, si declina in almeno tre azioni: prodotto come servizio, condivisione/virtualizzazione e ottimizzazione dell’uso/manutenzione.
Ed è proprio nella strategia di “condivisione di beni durevoli e digitalizzarli per aumentarne l’utilizzo” che mi voglio soffermare.
Le nostre tintolavanderie infatti sono un sistema di “condivisione” ante litteram. Mettere a disposizione macchinari più capienti, efficienti, efficaci e performati in termini di risparmio di energia e acqua -oltre ovviamente alla prestazione professionale dell’addetto- cos’è se non una forma di collaborazione tra soggetti diversi (i clienti e il pulitintore), che attraverso la condivisione e la cooperazione definiscono i nuovi orizzonti dell’economia locale e globale?
Siamo di fatto una immensa piattaforma di sharing economy, che esiste da centocinquant’anni (il primo laboratorio di lavaggio a secco fu aperto a Parigi nel 1855 da Jean-Baptiste Jolly).
Oggi ci si considera “sostenibili” perché si usano gli appartamenti di altri, le bici, i monopattini e le auto quando servono e dove servono senza possederli ma affittandoli. Ma non ci si ferma a pensare quanto l’ambiente potrebbe giovarne da una sharing economy sull’utilizzo delle lavatrici. Una buona prassi che potrebbe essere facilmente raggiunta utilizzando in modo più massiccio le tintolavanderie.
In Italia (ISTAT anno 2019), sono 25 milioni le famiglie che possiedono una lavatrice. Più di quelle che hanno una automobile, 24.237 e anche di chi ha almeno un cellulare 24.474. Si tratta dell’elettrodomestico più diffuso con il 97,6% delle famiglie italiane che lo possiede. Ebbene ovviamente non è immaginabile un Paese in cui non sia presente questo prezioso elettrodomestico ma che lo si usi un po’ meno (e meglio) sì. Si ridurrebbero i consumi di energia e acqua. Ma anche l’inquinamento calerebbe dato che noi usiamo prodotti professionali, nella quantità giusta senza esagerare.
In questo processo virtuoso non dobbiamo infine dimenticare di valorizzare il ruolo chiave di noi professionisti del pulito nella lotta al Covid, come attestato dalle indicazioni dell’Istituto Superiore di Sanità e non solo. Una professionalità riconosciuta e comprovata da indagini di laboratorio e ricerche universitarie. La nostra straordinaria rete fatta di migliaia di attività artigianali di pulisecco distribuite su tutto il territorio nazionale, alla condivisione di attrezzature professionali, offre servizi che sono essenziali per l’igiene e la prevenzione raggiungendo livelli affini alla sanificazione assicurando l’eliminazione non solo del coronavirus ma anche dei più diffusi ceppi microbici: funghi, candida, batteri sporigeni, batteri, malattie della pelle.
In un momento complesso come quello che stiamo vivendo, denso di timori e preoccupazioni, riscoprire il benessere che deriva dall’indossare un capo pulito e rinnovato, certi della sua totale sicurezza igienica, può aiutarci a recuperare un atteggiamento propositivo per affrontare la quotidianità. E può servire ad evitare di “cadere vittime” (nel senso di rischiare di rovinare il proprio capo) degli strampalati “consigli della nonna” di cui il web si sta riempendo. Molti i siti che arrivano addirittura a dare consigli su fantomatici “lavaggi a secco” il cui temine deriva (erroneamente) dal fatto che propongono smacchiature in assenza di acqua, confondendo però un palliativo (con l’utilizzo di prodotti completamente casalinghi) con un lavaggio professionale.