LE IMPRESE E L’EMERGENZA MANODOPERA: LE POSSIBILI RISPOSTE

di Oscar Bernardi, presidente Confartigianato Imprese Marca Trevigiana

La carenza di manodopera va a sommarsi agli altri fattori congiunturali di crisi, portando le imprese a riorganizzarsi. Non a caso nel primo trimestre 2023 si è intensificata la flessione negativa nel manifatturiero (- 69 imprese, contro le -34 dello scorso anno), così come i settori dell’abbigliamento e del legno. Ambiti dove la specializzazione degli addetti incide sulla competitività delle imprese. Si accentua anche la contrazione delle attività di ristorazione (-91 sedi, contro le -35 dello scorso anno).
Una situazione che condizione anche il funzionamento e l’organizzazione delle filiere, compromettendo la velocità degli scambi e a lungo termine la ricchezza del nostro territorio che rischia di essere superato da altre regioni. Una questione oggi all’attenzione degli stakeholder e delle istituzioni, che difficilmente può essere risolta esclusivamente con l’ingresso di stranieri nelle aziende. L’apporto di questi lavoratori, infatti, per essere efficace deve passare attraverso una formazione in chiave professionalizzante oltre che sul versante della sicurezza.

A fronte di un problema complesso, occorre un “pacchetto” complesso e coordinato di azioni. Dovrebbero essere individuate e ricercate soluzioni finalizzate a raccogliere e premiare la disponibilità dei lavoratori a trattenersi maggiormente al lavoro: per esempio, agendo sulla detassazione dello straordinario.
Da non trascurare, poi, è la dimensione culturale del problema. Una delle criticità riscontrate è dovuta al fatto che molti dipendenti lavoratori, soprattutto giovani, non percepiscono il lavoro come elemento totalizzante della propria esistenza e ambito esclusivo nel quale realizzarsi. Molti sono interessati a ottimizzare la qualità del loro vivere che può essere anche disgiunta dalla disponibilità economica detenuta.

Va aperta inoltre una seria riflessione sull’impatto dell’intelligenza artificiale e dell’automazione in azienda. Senza governare questi fenomeni, il rischio è di innescare una fatale selezione nel personale tagliando  migliaia di posti di lavoro, provocando una profonda crisi sociale.
Per questo occorre agire su due direzioni. Da una parte è necessario un serio investimento nella formazione. Dall’altra, occorre aiutare le imprese a ottimizzare i vantaggi che l’intelligenza artificiale può portare in termini di maggiore flessibilità nel lavoro, di smart work, di nuova organizzazione aziendale che favorisce la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Queste due azioni non possono che essere contemporanee e coincidenti: solo lavoratori formati possono modificare il loro modo di lavorare, sfruttando appieno le potenzialità dell’intelligenza artificiale. Un punto deciso per il futuro di molti settori.

Altre strategie che possono agire in modo positivo su una rinnovata cultura del lavoro riguardano la creazione di condizioni aziendali attrattive: welfare aziendale , retribuzione aggiuntiva premiale, potenziamento servizi della bilateralità e dei fondi sanitari integrativi  , formazione continua. Tutti fattori che riducono il rischio di migrazione del personale in forza tra le imprese. A questo proposito si potrebbero cercare delle modalità premianti affinché il know how di cui è portatore un lavoratore venga valorizzato.
Altro fronte decisivo è il rapporto di collaborazione tra scuole professionali e imprese del territorio (IPSIA , IEFP , ITS) fondamentale per migliorare il matching tra formazione scolastica  e offerta di lavoro, ma è altrettanto importante per l’approccio culturale al lavoro. Non è un caso che Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, in collaborazione con i mandamenti, da tempo stia investendo in questo ambito, una tra le poche associazioni imprenditoriali a livello italiano che si batte per l’incremento dell’apprendistato duale. Nella Marca sono state attivate collaborazioni fattive con 20 istituti e siglati nell’anno scolastico appena concluso oltre 150 contratti.

Come si comprende, l’insieme di queste azioni richiede dei tempi di implementazione non immediati. Ma le imprese hanno bisogno di risposte subito, per questo si potrebbero considerare queste ipotesi d’azione immediata:

  • aumento degli ingressi delle donne nel mondo del lavoro;
  • reintroduzione dei pensionati in impresa (potrebbero avere un ruolo di tutor/ formatore in affiancamento a percorsi di reinserimento per disoccupati o di inserimento di giovani e neofiti;
  • individuazione di quote di immigrati aventi specifiche qualifiche ricercando accordi ad hoc con taluni Stati in cui vi sono figure con preparazioni rispondenti a bisogni locali es. Paesi est Europa, Asia,
  • potenziamento degli investimenti regionali e nazionali , anche valorizzando i progetti del PNRR, sugli istituti professionali favorendo un maggior numero di iscritti a questi percorsi scolastici   che preparano gli operatori e i tecnici specializzati necessari a mantenere competitivi il tessuto produttivo dei nostri territori.