SCOPERTO ALTRO LABORATORIO MODA CON 28 LAVORATORI ABUSIVI

Basta sanzioni pecuniarie, il grande lavoro svolto dalle forze dell’ordine merita pene severe. Serve la distruzione della merce sequestrata

“E’ ora di finirla che con una multa, salata che sia, un imprenditore sia messo nelle condizioni di sanare il fatto che ha dato lavoro abusivo a 28 persone su 33 per -sono parole del titolare di nazionalità cinese riportate dagli organi di stampa- “regolarizzare i lavoratori e non perdere le commesse di note griffe italiane e internazionali. Il grande lavoro svolto dalle forze dell’ordine merita pene severe. Serve la distruzione della merce prodotta in modo irregolare”. Ad affermarlo è Giuliano Secco, presidente della comunità tessili di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana e della Federazione Moda di Confartigianato Imprese Veneto da decenni in prima linea nella battaglia contro i laboratori clandestini.

“Come sempre plaudiamo al grande lavoro svolto in questo caso dai carabinieri della compagnia di Castelfranco e del Nil (nucleo ispettorato lavoro) durante un blitz originato dalle segnalazioni dei residenti -prosegue- Dei lavoratori irregolari c’erano 24 cinesi, 2 nigeriani, un gambiano e un’impiegata italiana del posto”

“Noi temiamo chi non rispetta le leggi e distrugge le regole del mercato, non la concorrenza tra imprese virtuose e qualificate che meritano invece di essere valorizzate -dichiara Secco-. Come? La nostra proposta è semplice e sempre le stessa dal 2019, quando la presentammo in occasione di un incontro nazionale di Confartigianato Moda sul tema a Treviso, innanzi tutto va estesa a “buona pratica” adottata a Prato di applicazione dell’articolo 603 bis del codice penale introdotto nell’ottobre 2016 con la legge 199, che ha riscritto il reato di “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”, ampliando la tutela delle vittime e migliorando la qualità degli strumenti repressivi a disposizione dell’autorità giudiziaria. Serve poi un progetto di riforma dei reati in materia di lavoro nero e contraffazione nel sistema moda – ovvero il problema non è solo elaborare delle buone norme, ma anche farle applicare con i controlli, con il processo e con una cultura della legalità degna di questo nome-.”

“Il vero valore nel rapporto economico tra committente e laboratorio terzista – continua il presidente Secco – è la merce prodotta che, per coloro che devono immetterla in commercio, vale più del prezzo di vendita. Non a caso l’imprenditore in questione è pronto a sborsare 140 mila euro. La sua corretta e celere disponibilità garantisce una logistica funzionale, la reputazione verso i negozi e la clientela, rispetto degli impegni presi. Per questo una norma che ne preveda la distruzione nei casi di laboratori clandestini e/o lavoro nero etc varrebbe più di ogni sanzione sia amministrativa che penale. Una normativa che dovrà essere imperniata sulla figura del consumatore finale. La frode va sanzionata in quanto lesiva soprattutto degli interessi del destinatario ultimo del prodotto. E, sempre pensando al consumatore, che preveda la valorizzazione dell’etichetta parlante, comprensibile e trasparente, che faccia realmente comprendere cosa c’è dietro il prodotto e quale sia il suo valore riguardo i princìpi etici e sociali”.